







Giardini sommersi nel blu e nel sale, profumano d’acqua, di bolle, di spuma.





A che pensano i pesci, prima di nuotare.









Il mare cambia da un luogo all’altro, in pochi istanti.









Perché in un istante c’è il mondo.

















Quante cose si dicono, senza parlare.

L’acqua è una galassia.





Finché un giorno, ecco una sirena che ha le gambe, e anche la voce.










E torniamo a immergerci nell’aria.


Memorie d’acqua dolce



Caernarforn, ’24
“[…] so che è gelida perché ci ho immerso i piedi, ho conoscenza empirica di quest’acqua che scorre
sotto la finestra della mia stanza, e che la prima notte ho sognato invadere il pavimento,
anche i sogni sono conoscenza,
mentre la voce di chi mi era accanto, una sconosciuta, mi diceva imperturbabile che era una cosa normale, succedeva sempre che l’acqua del ruscello finisse pure nella stanza, e nessuno può farci niente, se non prenderne coscienza.
Succede sempre: l’io che invade ogni spazio come acqua, l’io da tenere a bada, l’io da problematizzare, l’io che non può essere invisibile, che presunzione questa, l’io che si sente scomodo, un outsider, posizione privilegiata, posizione maledetta, limiti liquidi, il qui liminale”.
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